Una canzone napoletana dell’inizio secolo scorso faceva più o meno così: coi vostri modi, Brigitta, sembrate una tazza di caffè: con lo zucchero sotto, ma amara di sopra. Omaggio a una ragazza ritrosa e all’ambiguo vino d’Arabia, il caffè, che da un lato rivela dolcezza e dall’altro riserva l’amaro mistero della sua natura…
Ma cu sti mode, oje Brìggeta, tazza ‘e cafè parite: sotto tenite ‘o zzuccaro, e ‘ncoppa, amara site…
Il caffè, dunque, bevanda seducente al punto da far pensare che nei suoi fondi si possa leggere il futuro, sempre eccitante (troppo, talvolta!), tanto che la Chiesa definì il caffè “bevanda del diavolo“, mentre da un’altra parte del mondo i sultani ne vietarono l’uso alle donne. E pensare che fu impiegato a lungo, tra i musulmani, nei riti religiosi: i mistici sufi lo usavano per rimanere desti durante le veglie di preghiera. Allora, ecco intanto che cosa fa del caffè quella ricchezza ambita da re e imperatori che oggi troviamo ovunque al mondo.