La storia del caffè ha inizio più di mille e cinquecento anni fa, nel lontano 500 d. C., in Africa, più precisamente in Etiopia, dove le piante di caffè crescevano rigogliose e selvagge a tra i 1000 e i 1300 metri di altitudine. A voler essere ancora più precisi, queste piante crescevano nella regione Kaffa, nel sud-ovest dell’Etiopia, regione da cui il caffè prende il nome.
Lì, la tribù dei Galla era solita utilizzare semi e bacche di caffè come ingredienti per ricette a base di grasso animale. Tra il XIII e il XIV secolo il caffè viaggiò al fianco dei guerrieri etiopi seguendoli nelle loro campagne militari. Fu così che la pianta arrivò in Yemen, dove trovò terreno fertile per crescere e prosperare. Da qui al Mar Rosso e poi a La Mecca e Medina il passo fu breve.
La diffusione del caffè
Come già detto, gli etiopi utilizzavano il caffè nella sua interezza, sia i chicchi che le bacche, come spezia nella preparazione di particolari alimenti. Agli arabi, però, il sapore della pianta utilizzata come spezia non piaceva affatto. Fu così che iniziarono ad usarla per preparare decotti. Intorno al 1200 a qualcuno, il cui nome è perso nella storia, venne in mente un’idea per rendere più piacevole quella bevanda: abbrustolire i chicchi di caffè e tritarli prima di farli bollire.
Kolschitzky, un polacco che aveva vissuto in Turchia, convinse l’esercito a farseli consegnare e aprì una bottega del caffè: così nacque il primo caffè del mondo europeo, La bottiglia blu. Già verso la fine del 1600 nel Regno Unito si contavano oltre 3mila caffetterie. Con una diffusione rapidissima il caffè divenne la bevanda più apprezzata dalla classe elitaria europea durante l’illuminismo: a Parigi e Londra in quegli anni si potevano trovare 300 locali che servivano caffè, contro i 10 locali di Vienna. Fu invece un veneziano, Pietro Della Valle, il primo ad annunciare l’apertura di uno spaccio di caffè in Italia: era il 1615.
Una leggenda narra che Beethoven si preparasse il caffè contando i chicchi uno ad uno fino a sessanta: la dose esatta per ottenere una tazzina. Johann Sebastian Bach compose una sinfonia dal titolo Kaffeekantate per celebrare il caffè. Voltaire ne fu uno dei più accaniti bevitori: si parla di circa trenta tazze al giorno. Honoré de Balzac, scrittore e drammaturgo, lo batteva di gran lunga con i suoi 50 caffè giornalieri. Ma il caffè non è certo un’esclusiva di artisti e intellettuali: è consumato in miriadi di modi diversi da miliardi di persone in tutto il mondo.
Il caffè oggi
Ancora oggi in Turchia si prepara nel cezve, un bricco di rame e ottone stretto dal lungo manico. Per preservare al meglio gli aromi, i chicchi vengono macinati a mano, in un macinino d’ottone, fino a formare una polvere finissima. Il caffè si prepara facendo bollire per due volte consecutive l’infusione, togliendo il cezve dal fuoco tra un’ebollizione e l’altra, al termine si aggiunge un cucchiaio di acqua fredda così da facilitare il deposito della polvere di caffè sul fondo.
Nel suo paese natale, l’Etiopia, il caffè viene chiamato “buna” e la sua preparazione è ancora considerato un culto. Si fa tutto in casa, dalla macinatura all’infusione, che avviene in una caffettiera in terracotta chiamata jebena.
A Vienna quello del caffè è un rito paziente, bisogna gustarlo con calma, magari indugiando nella lettura di un giornale e non in piedi a un bancone, come forse troppo spesso accade in Italia.